E’ così che si intitola la mostra fotografica organizzata al Palazzo Ducale di Genova con oltre 200 immagini prodotte dall’artista Americano. L’esposizione, una vera e propria installazione studiata nei minimi dettagli, si sviluppa su cinque filoni: Scoperta, Vertigine, Poesia, Stupore e Memoria con uno spazio temporale che supera i 30 anni di lavoro di questo straordinario fotografo.
Se vedi qualcosa che ti piace non devi rinunciare
è una delle citazioni di McCurry che si possono ascoltare durante la visita.
Una mostra piacevole e per nulla scontata che consiglierei a tutti. Molto spesso crediamo che la Fotografia sia facile, che basti andare in un posto e fare click, per avere una fotografia da concorso o meritevole di un premio.
L’artista Americano, al contrario, ci insegna che il vero segreto sono la pazienza e la perseveranza che applicati in maniera costante ci ripagano sempre e che lo studio e la ricerca sono essenziali e mai scontati o di semplice applicazione.
I colori, associati alla forte personalità dei suoi soggetti, sono la sua vera forza propulsiva che si ripetono in tutte le sue opere.
Aung San Suu Kyi. E’ una persona che mi ha lasciato una traccia profonda. Se dovessi sintetizzare il suo modo di essere in una parola, la definirei carismatica. (Cit. McCurry)
Non voglio dilungarmi troppo e spero vi abbia incuriosito.
Una piccola nota stonata non dovuta alla mostra ma dovuta ai frequentatori. Ho ascoltato un commento di alcuni visitatori sulla presunta post-produzione delle immagini presenti e che l’artista avrebbe praticato in modo sistematico.
E’ molto triste ridurre tutto all’utilizzo eccelso del fotoritocco senza dare il giusto peso e il giusto valore alla luce, alla composizione, al soggetto, alla scelta del momento, tutti componenti fondamentali e presenti in egual modo per la realizzazione di una immagine iconica e senza tempo.
Ciò che manca, soprattutto in Italia, è una cultura Fotografica che sappia anche dare la giusta collocazione ad un’arte ormai ampiamente sviluppata ed utilizzata con facilità da tutti.
Colpa della pubblicità, dei corsi di groupon o della scarsa preparazione dei fotografi che si etichettano come “professionisti”?